Nairo Quintana ha dimostrato di aver perso lo smalto di un
tempo, l'ultimo Tour de France mette in c...

Nairo Quintana ha dimostrato di aver perso lo smalto di un
tempo, l'ultimo Tour de France mette in chiaro dubbio il suo futuro da uomo
votato ai Grandi Giri.
Durante le tre settimane che hanno portato Geraint Thomas a conquistare il Tour de France, al termine di una prova
di grande autorevolezza, abbiamo avuto la conferma di come il Team Sky sia la squadra più forte per
le grandi corse a tappe e di come coi suoi ritmi e le sue tattiche riesca ad
indirizzare la corsa, ma questa non è stata l'unica conferma arrivata dalle
strade francesi.
Il Tour si è rivelato nuovamente indigesto per gli scalatori puri, con Landa, Bardet o Quintana mai davvero in lotta per la
maglia gialla. Ormai per vincere il Tour non basta più andar forte in salita
anche se va detto che durante il Tour, questi tre corridori non hanno mai dato
l'impressione di essere i migliori in salita. Se Landa o Bardet non hanno mai
vinto un GT in carriera,
particolarmente preoccupante è l'involuzione subita da Nairo Quintana che dopo aver impressionato nei primi Tour, ormai
qualche anno fa, e aver vinto Giro e Vuelta, pare incapace di ritrovare il
vecchio smalto.
Durante l'ultimo Tour ha vissuto solo una giornata di
gloria, nella mini frazione di 65 km che si concludeva sul Col du Portet. In quell'occasione, senza troppe pressioni o
aspettative, essendo ormai troppo lontano per impensierire i primissimi della
classifica, ha attaccato, imbeccato da uno scatto di Daniel Martin, molto lontano dal traguardo, quando mancavano 14 km
di salita, ripetendo in parte lo schema attuato al Tour de Suisse nella
frazione di Arosa, nell'altra sua affermazione stagionale, che aveva spezzato un digiuno che durava dal Blockhaus al Giro
2017.

Il decimo posto finale al Tour rappresenta certamente la delusione più cocente della sua carriera,
visto che a differenza dello scorso anno, ha preparato il Tour come obiettivo stagionale. Su quasi ogni
salita abbiamo assistito ad un corridore "molle" e arrendevole che ha
provato giusto un paio di accelerazioni, più per orgoglio che per altro, prima
di staccarsi non appena i ritmi aumentavano ulteriormente.
Nairo sembra aver perso quella convinzione nei propri mezzi e quell'incoscienza che lo portava a
scattare all'inizio delle salite quando a fare il ritmo erano ancora i gregari
e lui sparigliava le carte scattando subito,
costringendo gli altri big a muoversi in prima persona o a lasciargli un
margine che poi sarebbe stato difficile da recuperare.
Con la vittoria sul Portet ha interrotto un digiuno che
sulle strade del Tour durava da 5 anni
e pareva essersi messo alle spalle un periodo decisamente buio ma la caduta
nell'innocua frazione di Pau, lo ha costretto ad un finale di Tour da incubo, costringendolo a perdere 7'
nella tappa di Lauruns e oltre 4' nella crono di Espelette.
Adesso Nairo dovrebbe partecipare
alla Vuelta e in una corsa meno controllata e tirata potrebbe trovarsi
maggiormente a proprio agio, la concorrenza sebbene non ai livelli del Tour,
non mancherà ma per Nairo sarà fondamentale ritrovare le vecchie sensazioni, perché non possiamo rischiare di
"perdere" a certi livelli, un corridore che pareva poter portare
avanti la tradizione dei grandi
scalatori.
A ventotto anni ha ancora tanti anni di carriera davanti ma
Tour come gli ultimi, con pochissimi chilometri a cronometro, non potranno
esserci sempre, quindi, Nairo dovrà evitare di intestardirsi sulla corsa
francese e provare a ritrovarsi in altre
corse certamente meno prestigiose del Tour ma più adatte ad uno scalatore
come lui, visto che negli ultimi 20 anni, solo
tre scalatori (Pantani, Sastre ed Andy Schleck) hanno vinto la corsa
francese.