Se la lotta per la maglia rossa è appena iniziata con i
reali valori dei contendenti alla vittoria f...

Se la lotta per la maglia rossa è appena iniziata con i
reali valori dei contendenti alla vittoria finale, che ancora non sono emersi
del tutto, per quanto riguarda le volate, la Vuelta ha già emesso il suo
verdetto definivo: Elia Viviani è il più forte in gara.
Sia per Elia, dopo le quattro tappe vinte al Giro, che per
la Quick-Step, dopo le due tappe
vinte da Gaviria al Tour, si tratta
di conferme importanti che
sanciscono la bontà delle scelte effettuate sul finire della scorsa stagione,
quando, per lasciare spazio a Gaviria, è stato fatto partire Marcel Kittel, e per sostituirlo si è
scelto Elia Viviani.
Una scelta quella della squadra di Lefevre decisamente rischiosa visto che Kittel era unanimemente
riconosciuto come il miglior velocista del gruppo, ma che ha pagato dividendi
altissimi con Viviani che con 17
vittorie stagionali è il corridore ad aver vinto di più, mentre la squadra
belga è arrivata a quota 60 successi
stagionali (la Sky seconda è a quota 36).
Tra Giro, Tour e Vuelta, la squadra belga ha dimostrato di
avere senza dubbi il miglior treno del
gruppo con Morkov e Sabatini ultimi vagoni del treno di Viviani e Richeze a
guidare Gaviria, per una superiorità a tratti imbarazzante come ha amaramente
capito quel Marcel Kittel che una volta passato alla Katusha, pare aver perso tutta la sua forza, quando in
realtà ha "semplicemente" perso quei compagni in grado di guidarlo
nei finali di tappa e lanciarlo al meglio.
Se la crescita di Gaviria era attesa, la stagione monstre di
Elia Viviani è una sorpresa, visto che il veronese fino allo scorso anno, era
considerato un velocista di secondo piano, cioè uno non in grado di battere i
vari Cavendish, Kittel, Greipel o Sagan e se anche le vittorie al Giro,
ottenute al cospetto di avversari non proprio irresistibili, avevano lasciato
il dubbio che forse non eravamo ancora davanti ad uno dei migliori velocisti al
mondo, il campionato italiano, il bis ad Amburgo e le due tappe vinte in
Spagna, hanno spazzato via ogni dubbio.

La superiorità con la quale ha conquistato queste due tappe
alla Vuelta, battendo quel Peter Sagan
che gli aveva fatto versare lacrime di rabbia alla Gand, e il formidabile
recupero fino al terzo posto nella tappa vinta da Bouhanni, ci danno l'esatta dimensione di quello che è diventato
Elia Viviani, vale a dire uno dei migliori corridori al mondo e sicuramente il secondo corridore nostrano più
rappresentativo dopo Nibali.
Adesso Elia, la cui esplosione ricorda quella di Petacchi
nel 2003, sarà chiamato a confermarsi nella prossima stagione, più che nei
prossimi sprint della Vuelta. L'ambizione deve essere quella di guardare al
Tour ma soprattutto alla Sanremo,
che deve diventare il grande obiettivo
di questa sua parte di carriera iniziata dopo la conquista dell'oro olimpico,
nell'Omnium, di Rio.