Una fuga pazza, un giorno perfetto. Così Eros
Poli divenne il primo italiano a conquistare il Mont V...

Una fuga pazza, un giorno perfetto. Così Eros
Poli divenne il primo italiano a conquistare il Mont Ventoux.
Nessuna montagna è come il Ventoux. Bianca, maledetta, senza respiro. Teatro della triste
storia di Tom Simpson che lassù se
ne andò in un nero giorno di luglio; demone inquieto di mille altri che
provarono a scalarlo, che ci riuscirono e poi dissero che era l'inferno.
Ma quel lunedì del 1994, mentre tutta l'Italia pensava al
rigore sbagliato di Baggio nella
finale di Coppa del Mondo, Eros Poli
tentava una fuga pazza al Tour de France,
dopo sessanta chilometri di corsa, in una tappa con arrivo a Carpentras e con
in mezzo il Ventoux, appunto. Lui che è alto due metri ed è per professione un
passista di lusso, lontanissimo dalla leggerezza di scalatore richiesta per
provare a sconfiggere una montagna così. Nessuno gli avrebbe dato un centesimo.
Nessuno a parte il dio del ciclismo che, si sa, ha l'abitudine di riassegnare i
ruoli, di scombinare le carte anche solo per un giorno.
Dieci minuti, poi venti e poi venticinque. Una fuga interminabile che non preoccupa. Il Ventoux lo aspetta da
lontano, senza fretta, torrido e impietoso. Eros Poli, ai piedi della salita,
ha venticinque minuti. Non bastano per giocare con una bestia così.
Eppure, mentre dietro cominciano gli scatti, lui si aggrappa con le unghie e
con i denti al suo vantaggio, perde un quarto d'ora '“ beh, naturale '“ ma i
ciclisti lo sanno, sanno che la corsa la fa chi ci crede, la testa è tutto,
ogni minuto è sacro. Specialmente quando vedi la punta dell'osservatorio
diritta come un fuso nel cielo di luglio. Cinque
minuti di vantaggio. Che poi arrivare in cima sarebbe già un po' come una
vittoria, un'impresa anche senza l'arrivo. Chi decide cosa fa la storia?

Invece a furia di crederci, ci credi fino in fondo: scollina da solo tra i francesi che gli dicono 'Alè Polì', che
sanno già cosa si sta compiendo, quella specie di miracolo solito di questo
sport, dove tutti possono essere outsider su un terreno che non appartiene a
loro: il caso o la follia, o forse solo un mix di tutto questo. Sta di fatto
che Eros Poli sta scendendo a tutto gas dal gigante infernale verso Carpentras,
trentun chilometri in scioltezza, un soffio rispetto a quei centosettantuno in cavalcata
solitaria.
Il 18 luglio 1994
Eros Poli diventò il primo italiano a
domare il Mont Ventoux e a chi gli chiese se avesse avuto una strategia per
riuscire nell'impresa, lui rispose che all'attacco della salita aveva
preventivato di perdere non più di 1 '˜15'' a chilometro, secondo la regola del
gruppetto dei velocisti, quando cercano di non uscire dal tempo massimo.
Ci sono giorni in cui le regole si ribaltano, giorni in cui essersi allenati
così tanto tempo a essere ultimi diventa il segreto per arrivare primi.