Questo Tour de France avrebbe dovuto essere un'autentica
rivoluzione ma si è rivelato uguale a sé st...

Questo Tour de France avrebbe dovuto essere un'autentica
rivoluzione ma si è rivelato uguale a sé stesso come nelle precedenti edizioni.
Complice un percorso con pochi km a cronometro e pochi
arrivi in salita, doveva essere un Tour
di "rottura" quello partito dalla Vandea il 7 Luglio scorso, invece, come accaduto negli ultimi 3
anni, abbiamo assistito ad una corsa decisamente bloccata, quasi soporifera in
tante occasioni. Come si auguravano gli organizzatori, che manco lo volevano in
gara, è cambiato il vincitore ma a trionfare è stata sempre la stessa squadra,
quella Sky che dopo Wiggins e Froome ha portato in giallo a Parigi Geraint Thomas.
Per evitare di vedere i corridori darsi battaglia solo negli
ultimi chilometri della salita finale, gli organizzatori del Tour hanno pensato
di proporre tappe con più salite ravvicinate ma senza il traguardo in cima
all'ultima ascesa di giornata. Una scelta che doveva invogliare i ciclisti alla battaglia e che invece, come
accaduto negli ultimi due anni, ha visto spesso il via libera per i fuggitivi
con i big della generale in "processione" dietro al trenino della Sky
o a darsi battaglia solo in vista della volata finale. Qualche azione da
lontano l'abbiamo vista con Kruijswijk
nella tappa dell'Alpe d'Huez, con
Quintana nella tappa di 65 km e con Bardet e Landa nell'ultima tappa di
montagna ma nonostante nessuno di questi si stesse giocando il Tour solo
l'azione di Nairo è andata a buon fine.
A vincere è stato Geraint Thomas, certamente il più forte e
il più attento in corsa, visto che è riuscito sempre a rimanere fuori dai guai
e che in salita non è mai stato messo in difficoltà da nessuno, andando a prendersi le due tappe alpine di La Rosiere e dell'Alpe e limitandosi a
controllare sui Pirenei.

Ancora una volta abbiamo assistito ad una corsa
anestetizzata dal dominio della Sky che per quanto palese e apparentemente
inscalfibile, non è mai stato realmente messo in discussione, con le squadre
degli altri uomini di classifica quasi sempre passivi e "contenti"
del ritmo scelto e imposto per tutti dalla squadra britannica. Se Sky ha vinto
sei degli ultimi sette Tour, con tre corridori diversi, non può essere un caso
e non può essere per demerito delle altre squadre, semplicemente negli ultimi
anni gli uomini di Brailsford hanno rivoluzionato
il modo d'intendere il ciclismo e di interpretare le corse a tappe e per
ora non c'è nessuno che riesce a stare al loro passo e le vittorie di due ex
pistard come Wiggins e Thomas o la "creazione" del corridore Froome sono lì a dimostrarlo.
La nota più interessante emersa da questo Tour, rimane la
competitività di Froome e Dumoulin dopo essersi giocati il Giro, mostrando che
quella doppietta Giro-Tour non è poi così impensabile anche se resta difficile
da centrare. Erano 24 anni che due corridori
saliti sul podio del Giro non salivano anche sul podio del Tour, nel 1994 ci riuscirono Indurain e Pantani, insomma la doppietta non è impossibile ma a
provarci devono essere i migliori interpreti dei GT e se Chris lo è stato
sicuramente in questi anni, Tom promette di esserlo nei prossimi.
Probabilmente vivremo Tour più belli e combattuti di questo ma soprattutto si spera di non
vedere più le scene horror di questo Tour come quella che ha portato al ritiro
di Nibali, o il gendarme che butta a terra Froome scambiandolo per un tifoso o
ancora il clima ostile per tutta la corsa contro Chris e il suo team.