Il Tour de France è stata un'ossessione per molti e l'edizione
del 2006 è tristemente famosa per l'a...

Il Tour de France è stata un'ossessione per molti e l'edizione
del 2006 è tristemente famosa per l'assegnazione di una maglia gialla annullata
in tempi record.
Il Tour de France è da tempo la gara più importante e tanti corridori per vincerlo sono disposti a
tutto o quasi, dal sacrificare tutte le altre corse in nome della Grande Boucle
al fare grandi sacrifici per arrivare a giocarsi il successo. Per alcuni come Cadel Evans e Ivan Basso è stato quasi un'ossessione e non sempre
quest'ossessione ha portato al successo o a comportamenti leciti.
Il 2006 per il Tour de France è un anno particolare, è il
primo dopo il dominio, durato un settennato, di Lance Armstrong. Senza più il tiranno americano in gara, sono tanti i corridori che puntano a succedergli,
da chi come Basso e Ullrich nel corso degli anni ha provato ad impensierirlo,
ai suoi ex gregari come Leipheimer e Landis che si sono messi in proprio.
Oltre alla fine dell'era Armstrong, sta cambiando anche
qualcos'altro nel mondo del ciclismo, senza più l'intoccabile star americana, l'UCI decide di dare una stretta sul
capitolo doping, con la famigerata Operacion Puero che mette fine ad un'Era
molto permissiva da questo punto di vista.
Tra quelli che restano a casa ci sono proprio i favoriti
Basso e Ullrich, due corridori che puntano al podio come Mancebo e Sevilla, ma
anche la Liberty di Vinokourov.
Insomma il clima non è dei migliori e il Tour inizia senza un vero e proprio favorito.
I giochi per la classifica iniziano a delinearsi nella crono
di Rennes vinta dall'ucraino Honchar che conquista anche la maglia gialla, tra
gli uomini di classifica il migliore è Floyd
Landis che prenderà la maglia gialla sui Pirenei. Senza più Armstrong in
gruppo c'è meno controllo e lo spagnolo Oscar Pereiro Sio si prende la maglia
gialla con una fuga bidone, visto che a Montélimar il gruppo lascia mezz'ora
agli attaccanti.
Pereiro si ritrova in maglia gialla con un minuto e mezzo su
Landis, un ritardo recuperabile per il capitano della Phonak che, infatti, se
la riprende sull'Alpe d'Huez e pare
avviato verso il successo ma nella tappa di La Tossuire, la maglia gialla va in
crisi sull'ultima salita è arriva a 10' da Rasmussen (altro corridore che
scriverà una pagina inesistente del Tour) e a quasi 8' dagli altri uomini di
classifica, per Floyd sembra tutto
perduto.
Sembra. Perché l'indomani, nel tappone di Morzine attacca sulla prima salita di
giornata il Col de Saisies. Il gruppo lascia fare e tra il Col des Aravis e La
Colombière, il suo vantaggio supera i 9
minuti. Incredibilmente l'americano torna in lotta per la vittoria.
Sull'ultima salita di giornata il Joux Plane perde sugli uomini di classifica,
ma considerando i km in fuga si difende benissimo, riuscendo a guadagnare altri
secondi preziosi su Sastre, il migliore in salita, sull'ultima discesa. Al termine della frazione Pereiro resta in
maglia gialla con 12" su Satre e 30" su Landis che dalla sua ha la
crono del penultimo giorno per ribaltare il Tour e così sarà con Landis che a
Parigi vincerà il Tour con 59" su Pereiro e e 1'29" su Kloden.

La gioia durerà solo 72
ore visto che subito arriverà la sua positività al testosterone proprio
nella tappa di Morzine. Quel giorno a Morzine, Landis, sembrava un'iradiddio,
fece un'impresa d'altri tempi una cosa alla Merckx, alla Pantani, una
prestazione che l'assolo di Froome nella tappa delle Finestre all'ultimo Giro è
poca roba. Per tutto questo, sin da subito, era apparsa come una prestazione
assurda per quanto era successo il giorno prima e per quanto aveva fatto in
carriera. Quella cavalcata inarrestabile
che lo aveva portato a prendersi il Tour era stata tanto "esaltante"
quanto esagerata che alla fine non poteva
che essere un grande bluff, una cosa talmente
finta da sembrare il wrestling.