Il prossimo weekend prenderà il via La Vuelta 2018 e questa
è la storia dell'ultimo sparo di Alberto...

Il prossimo weekend prenderà il via La Vuelta 2018 e questa
è la storia dell'ultimo sparo di Alberto Contador, il Pistolero che rese
iconica la sua carriera proprio durante la corsa spagnola.
Con la Vuelta alle porte e col solito percorso pieno salite,
non può non tornare alla mente, con un pizzico di nostalgia, il corridore che
più di ogni altro ha vinto la corsa spagnola negli ultimi 10 anni, quell'Alberto
Contador che ha disputato la corsa di casa solo cinque volte, ma che è riuscito
a trionfare ben tre volte (2008,
2012 e 2014) e a conquistare 6 vittorie
di tappe rimanendo a secco solo nel 2015, quando chiuse la corsa al quarto
posto.
Come piazzamento finale, ha fatto peggio l'anno scorso, quando è finito quinto, ma ha
chiuso come ogni corridore, fenomeno, campione o gregario che sia stato, sogna
di chiudere la propria carriera, vale a dire vincendo la tappa più attesa nonché l'ultima in cui poter lasciare
il segno.
Dopo un Tour
coraggioso ma di poca sostanza, col nono posto finale che è il peggior
risultato in carriera in un GT, da quando ha iniziato a vincerli nel 2007,
Contador si presenta alla Vuelta con la voglia di vincere ma l'inizio è da
incubo con un virus intestinale che lo debilita nei primi giorni di corsa,
facendogli perdere oltre due minuti e mezzo nella prima tappa di salita ad
Andorra, estromettendolo di fatto dai
giochi per la maglia rossa.
Il problema fisico di Contador viene tenuto nascosto, così,
dopo il deludente Tour, pare davvero che Alberto non abbia più nulla da dare e
invece coi giorni il problema fisico rientra e quasi ogni giorno lo spagnolo è
al livello dei migliori, non rinunciando mai ad attaccare per provare a far
saltare il banco, come gli successe a Fuente De nel 2012, o quantomeno per
vincere una tappa.
Ma tra un attacco sbagliato, una giornata super di Lopez o
Froome e qualche fuga di troppo arrivata al traguardo, si arriva alla vigilia
dell'ultima tappa di montagna, quella che si chiude in cima all'Angliru, la salita simbolo di Spagna, con Alberto ancora a caccia di un successo.
Gli scenari possibili sono due o Alberto lascia il segno nell'ultima occasione
disponibile o rimane a mani vuote. Per non lasciare nulla d'intentato, stavolta
la sua squadra, la Trek Segafredo,
nonostante Froome e Nibali si giochino ancora la Vuelta, tiene chiusa la corsa,
in modo da permettergli di giocarsi tutte le proprie carte.

Anche lo scorso 9 Settembre, così come accaduto più volte in
questi anni, l'Angliru è avvolto da nebbia e maltempo, ma a scaldare tutti ci
pensa Alberto Contador, che inscena l'ultimo
romantico e disperato attacco della sua carriera per non rimanere col colpo
in canna. Alberto, assieme al fido Pantano attacca a 15 km dal traguardo quando
il gruppo è ancora in discesa a mancano tre chilometri all'imbocco del gigante
finale.
La cavalcata solitaria inizia una decina di chilometri dopo,
quando dopo il grande lavoro di Pantano e Mas, che corre con la Quick Step ma
che è cresciuto alla scuola di Alberto, riesce a staccare anche Soler. A questo
punto, il gruppetto dei migliori ha circa un minuto di svantaggio e solo quando
Nibali va in difficoltà a 2500 metri
dal traguardo, Froome accelera e
scortato da Poels, mette improvvisamente a rischio il successo di Contador. La
coppia Sky ha decisamente un altro passo e all'ultimo km il margine di Alberto
è di soli 25" ma a questo punto l'Angliru spiana con gli ultimi 500 metri
praticamente in discesa.
Alberto, per sua fortuna, ha ancora energie sufficienti e
riesce ad arrivare tutto solo al
traguardo, dove può finalmente sparare l'ultimo colpo di pistola della sua
immensa carriera. Per una volta il finale sognato e atteso da tutti e quello
reale coincidono, con Contador che si prende la tappa più importante con una di
quelle azioni che lo hanno fatto amare più di chiunque altro corridore negli
ultimi 10 anni e lo fa davanti a quel Chris Froome, che di fatto è stato il
corridore che ha messo fine alla sua
epopea.