Sabato sera a Milano si corre la Red Hook Crit che dal 2010
ha fatto la storia della Bovisa, diventa...

Sabato sera a Milano si corre la Red Hook Crit che dal 2010
ha fatto la storia della Bovisa, diventando una specie di fiaba di Cenerentola
in periferia.
La Red Hook Crit
si corre oramai nell'underground di Milano da sette anni. E' sbarcata in città
nel 2010 e da allora i ragazzi della
periferia l'hanno amata come si ama una canna arrotolata bene e con l'erba
buona. Una corsa nata per caso al di là dell'Oceano e poi adattata a un posto
che è una specie di icona: la Bovisa.
Un circuito strozzato e stretto attorno al Politecnico, di curve dritta a
gomito a sinistra e poi a destra e poi a sinistra da fare a una velocità folle,
sfiorando i marciapiedi, i paletti, con le luci dei globi in faccia o immersi
nel buio come animali notturni che devono conoscere a menadito tutti gli angoli
per non finire secchi in bocca a qualche predatore.

Ad eccezione del 2012, quando la gara era compresa nella
manifestazione del Bike Film Festival,
la RHC si è sempre svolta all'ombra del gasometro e ha avuto una crescita esponenziale grazie al mezzo
di comunicazione più potente di sempre: il passaparola. Le prime notti milanesi
con i gruppetti di amici che guardavano la corsa come alternativa ai soliti
sabati sera, aggrappati alle bottiglie di birra mezze vuote nell'aria umida
dell'autunno, si sono trasformate in un raduno in grande stile, un concerto a
porte aperte di una band senza la band; una
redenzione dei sobborghi, dal buio alla luce anche se pur sempre in bilico,
a un passo dal perdere la sua vera identità in un precipizio di fighetti. Ma non è successo, non ancora
almeno. Perché in fondo quando il sole scende, quando l'odore di fritto, di
fumo, di alcol si fa più insistente, quando il passante taglia in due il buio,
si capisce che le radici restano sempre quelle, pur vestite di mille altre
cose. Il vero, profondo, mood della strada, cani sciolti disposti a tutto pur
di correre veloce per una notte '“ o
per tutte le altre ancora - senza freni.
Nel 2010 vinse il basco Jonander Ortuondo
davanti a un centinaio di spettatori, l'anno scorso ha trionfato Ivan Cortina con una fuga mai vista, in
presenza di un pubblico di oltre
diecimila persone. In mezzo otto anni di competizioni con una svariata
serie di novità come la running race, i pro che si interessano e partecipano, i
regolamenti che cambiano, si restringono, le qualifiche sempre più tecniche, la
corsa che diventa un appuntamento importante, il contorno e poi il cuore di un
circuito che porta il mondo fuori dal mondo. E forse l'urgano di un evento che
ha avuto una crescita attesa e allo stesso tempo inaspettata.
Poi uno può dire che la nostalgia è inevitabile, di quando
la bolgia era lontana, di quando i cavalieri correvano coi fantasmi ed erano
soli, nel buio di un quartiere deserto. Ma noi affamati poeti della notte
abbiamo ancora bisogno di sabati così, sregolati e veloci, con un panino
mangiato in fretta e dodici birre che metteremo in fila su un marciapiede per
dimostrare che non siamo ubriachi. Invece lo saremo. E il business non lo verrà
mai a sapere.