Willunga Hill è la regina incontrastata del Tour Down Under
e negli ultimi sei anni il suo re è stat...

Willunga Hill è la regina incontrastata del Tour Down Under
e negli ultimi sei anni il suo re è stato sempre lui, Richie Porte
Ogni corsa di ciclismo, sia che si tratti di una grande
classica che di una corsa di secondo piano, ha i suoi luoghi di culto. Dalle
salite del Giro a quelle del Tour, dai tratti di pavé della Roubaix ai muri del Fiandre, dalle cote delle Ardenne ai muri del Lombardia, ognuno di questi
luoghi ha tutta una storia da raccontare e leggende da tramandare e poco
importa se col tempo alcuni di questi luoghi hanno perso di centralità nella
corsa, come ad esempio per la Sanremo dove
i Capi che facevano la differenza ai tempi di Coppi, oggi pur non aggiungendo
nulla a livello tecnico alla corsa, continuano a restare uno dei momenti più
"attesi" della corsa anche se non paragonabili a Cipressa e Poggio.
Nonostante il suo legame indissolubile col passato, anche il
ciclismo ha la necessita di guardare al futuro e di aprirsi a nuovi mercati e così negli ultimi 20
anni, tante corse come le due classiche
canadesi (Montreal e Quebec) o il Tour
Down Under, sfruttando la nascita del World Tour, che le ha regalato un
prestigio ed un'importanza quasi insperati, sono diventate appuntamenti molto
attesi.
Col passare degli anni la corsa australiana che apre la
stagione ha visto crescere appeal, startlist e livello tecnico, arrivando a
diventare uno dei momenti più attesi del
calendario ciclistico e trasformandosi da festival dei velocisti a corsa
abbastanza completa anche se trattandosi del primo appuntamento stagionale è
inevitabile che manchino salite lunghe e cronometro.

Per iniziare a saggiare la gambe e scatenare la fantasia dei tifosi, i 3500 metri al
7.5% di Willunga Hill bastano e avanzano
per fare di questa salita, sempre accompagnata dal caldo torrido, il simbolo del TDU e trasformarlo in un
luogo di culto manco fossimo dinanzi
allo Zoncolan o al Ventoux.
Questa salita c'è sempre stata al TDU anche quando era solo
un punto di passaggio e poi a giocarsi la vittoria di tappa nonché quella
generale erano i velocisti, ma proprio su questo strappo è iniziata la grandeur
di Alberto Contador che nel 2005 si
mise alle spalle il terribile aneurisma che rischiò di togliergli la vita e
andò prendersi la tappa, da quando (2012) si arriva cima a Willunga hanno vinto
solo tre corridori Valverde, Gerrans e Porte a dimostrare che non si tratta poi
di un traguardo così banale.
Negli ultimi 6 anni è
come se il tempo in cima a Willunga Hill si fosse fermato, cambiano le
condizioni climatiche, lo svolgimento della gara e gli avversari ma a vincere è
sempre e solo Richie Porte che
cambia squadre (Sky, BMC, Trek) e biciclette ma che continua ad essere imbattibile in quello che ormai
è diventato il suo giardino di casa. In questi 6 anni Richie ha battuto Ulissi,
Dennis, Henao, Haas, Impey e Poels ma pur essendo arrivato quasi sempre da solo
al traguardo, parliamo di un dominio che non trova riscontro in classifica
generale con Porte che è riuscito a vincere la corsa solo nel 2017, dovendosi
accontentare di 4 secondi posti (2015-16-18-19).
L'ultimo successo, l'unico arrivato senza togliersi di ruota
gli avversari, è il primo in maglia Trek ed è quello dell'ennesima "ripartenza" del tasmaniano
che negli ultimi due anni pareva avere le carte in regola per giocarsi il Tour
prima che due cadute, sempre nel corso della nona tappa, lo mettessero ko. La
strada che porta a Parigi è ancora lunga e come sempre sarà piena di ostacoli e
difficoltà ma ormai per lui sembra impossibile non iniziarla trionfando a
Willunga, con la speranza che stavolta
il finale sia diverso e soprattutto senza incidenti o cadute a far pensare
a cosa sarebbe potuto essere e non è stato.