Simon Gerrans si ritira dal ciclismo ma la sua storia
resterà sempre legata alla crescita del movime...

Simon Gerrans si ritira dal ciclismo ma la sua storia
resterà sempre legata alla crescita del movimento australiano
L'anno appena concluso è stato l'ultimo della carriera per Simon Gerrans, uno dei corridori che ha
maggiormente contribuito alla crescita del movimento australiano e che aveva
iniziato ad andare in bici praticamente per caso, visto che il suo sogno era quello
di gareggiare in moto e di vincere il Tourist
Trophy.
Una caduta in motocross, lo costrinse ad usare la bici per
un periodo di riabilitazione e a prestargli la bici non fu una persona
qualunque ma Phil Anderson, il primo
australiano a vincere una tappa e ad indossare la maglia gialla al Tour. Tra un racconto e l'altro di quanto lo
stesso Anderson aveva vissuto in Europa, in Simon iniziò a scattare qualcosa
per la bici e allenamento dopo allenamento,
anziché aumentare il desiderio di tornare in moto per ritrovare quella
velocità che aveva sempre inseguito su una due ruote a motore, aumentava la
voglia di restare in bici e di scoprire i propri limiti.
Con Anderson come primo allenatore, in breve tempo arrivano
le prime gare e i primi successi prima dell'inevitabile trasferimento in
Europa, con Baden Cooke che gli fa
da mentore e lo porta in Francia. Gerrans non è mai stato un fenomeno ma in
carriera è riuscito a vincere 33 corse,
comprese tappe in tutti e tre i GT e soprattutto due Monumento come Sanremo e Liegi.

Se del Tour Down Under
è stato il dominatore con quattro successi finali, nelle grandi corse è sempre
sembrato un intruso, come se arrivasse a giocarsele per caso se non addirittura
per le mancanze dei suoi avversari, invece, nel corso degli anni, Gerrans è
diventato uno dei corridori più
intelligenti e sornioni del gruppo, uno che sapeva leggere alla perfezione
le corse e capace di sparare la sua unica cartuccia nel momento più opportuno,
come dimostrano i successi a Sanremo e Liegi ottenuti davanti a corridori, come
Cancellara e Valverde, di tutt'altra classe rispetto a lui.
La sua assenza non farà strappare le vesti quasi a nessuno e
complici gli ultimi anni in tono minore, saranno in pochi a notare la sua
assenza, ma col suo ritiro il gruppo perde uno di quei corridori che sono un esempio
da seguire per chiunque non abbia le stimmate del fenomeno. In tanti anni
di carriera con il lavoro e l'intelligenza tattica ha cercato di diminuire o
annullare le distanze con i grandissimi del gruppo, sempre conscio delle
proprie possibilità e della propria forza come quando dopo il secondo posto ai Mondiali di Ponferrada nel 2014,
dichiarò candidamente che forse sarebbe stato un po' esagerato vedere Simon
Gerrans campione del mondo.
In questa consapevolezza dei propri limiti e nella sua
voglia di studiare gli avversari e di migliorarsi al punto tale da passare da
corridore da fughe nei GT a uomo da classiche, c'è tutta la grandezza di Simon
Gerrans, un corridore normale che ha lottato alla pari con i fenomeni e che ha
vinto più di tanti campioni.