Un Tour de France nuovamente alla ricerca dello spettacolo con vette oltre i 2000 metri. Riuscirà l'...

Un Tour de France nuovamente alla ricerca dello spettacolo con vette oltre i 2000 metri. Riuscirà l'edizione 2019 ad emozionarci?
Per gli organizzatori del Tour, tra il calo di ascolti che sta subendo - nonostante resti l'evento ciclistico
più importante dell'anno - e quella "noia" dovuta al dominio del Team
Sky, che è riuscito a trionfare con tre corridori diversi: Wiggins, Froome e Thomas in sei delle ultime sette
edizioni, col solo Vincenzo Nibali
capace di interrompere il dominio britannico nel 2014, non sono anni
semplicissimi.
Per contrastare questi due fenomeni che alla lunga
potrebbero intaccarne il valore, nelle ultime edizioni Christian Prudhomme ha provato a disegnare percorsi diversi dai
canoni classici del Tour e questa è la linea scelta anche per il Tour 2019 che partirà dal Belgio a 50 anni dal primo successo di Eddy Merckx.
Siccome nelle ultime edizioni i percorsi "nuovi" non sono riusciti ad
intaccare il controllo sulla corsa della Sky, per il 2019 gli organizzatori del
Tour hanno chiesto di vietare l'uso dei
misuratori di potenza in gara o quantomeno di non renderli consultabili
durante la tappa e di assegnare abbuoni cronometrici, più consistenti rispetto
a quelli in palio agli sprint intermedi, in cima a determinate salite.

I km in programma sono 3460
e per la seconda volta, dopo il 1958, si partirà da Bruxelles. Gli arrivi in salita previsti sono cinque, mentre sono 7
le tappe di montagna. Le cronometro, di cui una a squadre, sono appena due per
un totale di 54 km, mentre le occasioni per velocisti dovrebbero essere sette
(compresa la prima tappa) e solo in una circostanza dovremmo averne due
consecutive adatte alle ruote veloci, per evitare di avere più frazioni
consecutive dall'esito scontato e quasi sempre con lo spettacolo ridotto agli ultimi km.
Se i pochi km a cronometro seguono l'andamento degli ultimi
Tour, lo stesso vale per i chilometraggi brevi delle tappe di montagna, con la tappa del Tourmalet che misura 117 km e le ultime due frazioni alpine di 123
e 131 km. Una scelta questa che dovrebbe
favorire lo spettacolo visto che spesso e volentieri queste "mini"
tappe di montagna sono state divertenti e piene di attacchi, anche se a conti
fatti non hanno mai fatto grossi distacchi e fanno venire meno alcuni dei
fattori più importanti dei GT, come la resistenza e la capacità di recupero.
Al contrario degli ultimi anni, torneranno ad avere un ruolo
importante le grandi salite, con ben sette
vette che saliranno sopra i 2000 metri e questo potrebbe diventare un
fattore importante, visto che da sempre questa è una quota che fa la differenza
tra i vari uomini di classifica.
Il primo arrivo in salita (6a tappa) evoca bei ricordi agli
italiani visto che si arriverà in cima a La
Planche des Belles Filles, dove hanno vinto Nibali ed Aru. Quest'anno
verranno affrontati prima i Pirenei e
poi le Alpi e su entrambe le catene montuose assisteremo a tre frazioni
decisive per la classifica generale, sui Pirenei con gli arrivi in salita del
Tourmalet e di Prat d'Albis, preceduti dall'unica crono individuale di questo
Tour, i 27 km di Pau.
Ad aprire il trittico alpino sarà quello che è il vero e
proprio tappone di questa edizione anche se non si concluderà in salita, ma la
tappa che andrà da Embrun a Valloire
per un totale di 207 km prevede Vars, Izoard, Lautaret e Galibier prima degli
ultimi 18 km in discesa. Le ultime due tappe di montagna si concluderanno sopra
i 2000 metri con gli arrivi di Tignes (dopo aver scalato il Col d'Iseran, che
con i suoi 2770 metri è il valico aperto al traffico più alto d'Europa) e Val
Thorens.
Mai il Tour aveva proposto tre arrivi sopra quota 2000,
vedremo se sarà questa la carta giusta
per spezzare la noia e regalarci finalmente una corsa spettacolare o se
ancora una volta la forza delle squadre,
che qui si presentano tutte al loro massimo, riuscirà ad anestetizzare la
corsa.