Come è accaduto spesso negli ultimi anni, il Lombardia è
stata una corsa molto spettacolare, con att...

Come è accaduto spesso negli ultimi anni, il Lombardia è
stata una corsa molto spettacolare, con attacchi che hanno esaltato il fascino
di una corsa che storicamente chiude la stagione ed emette gli ultimi verdetti.
Per la quinta volta negli ultimi 10 anni, il vincitore del Lombardia, ha
conquistato per la prima volta in carriera una Monumento. Un dato, questo, che
sottolinea ancora una volta l'unicità di
questa corsa che è abbastanza slegata dalle altre quattro Monumento, questo
dato è ancora più rilevante se pensiamo che nelle ultime 10 edizioni abbiamo
avuto 7 vincitori diversi e per cinque di questi si è trattato del primo
successo in una Monumento. Prima di Pinot era toccato a Zaugg (2011), Rodriguez (12),
Nibali (15) e Chaves (16). Tra questi solo
Nibali è stato capace di accoppiare al Lombardia un'altra Monumento, come l'ultima
Sanremo.
Pinot che qualche giorno prima si è imposto anche nella Milano - Torino, centrando una doppietta
che non si verificava dal 2002, quando ad imporsi in entrambe le gare fu Michele Bartoli, ha centrato quello che
a suo dire è il successo più bello della sua carriera e non è difficile
credergli visto il modo in cui l'ha ottenuto, andando a piegare la resistenza
di quel Nibali che nel 2015, con i suoi ripetuti
attacchi, prima in salita e poi in discesa, ne aveva piegato la resistenza,
costringendolo ad accontentarsi del terzo posto.
A meno di due settimane dal Mondiale di Innsbruck, questo Lombardia era l'occasione giusta per
una rivincita tra coloro che si erano giocati la maglia iridata, ma nessuno tra
i primi cinque del Mondiale presenti in gara (Valverde, Bardet, Woods e Moscon),
è stato in lotta per la vittoria, con il neo campione del mondo alla fine
undicesimo e migliore tra questi.
I grandi protagonisti sono stati Pinot e Nibali, con Roglic e
Bernal che hanno provato a giocarsi le proprie carte ma che alla lunga
hanno dovuto arrendersi. Se il piazzamento di Nibali aumenta il rammarico per
ciò che sarebbe potuto essere e non è stato al Mondiale, il successo di Pinot rappresenta
un po' la sua consacrazione visto
che una gara come il Giro di Lombardia, da inevitabilmente uno spessore diverso
al suo status di corridore, visto che parliamo di un ragazzo di 28 anni, sulla breccia da tante stagioni, che finora
aveva dedicato quasi tutte le sue attenzioni alle grandi corse a tappe.

Questo finale di stagione - dopo la crisi del Giro che gli
era costato il podio e un ricovero in ospedale - con la Vuelta corsa anzitutto
per puntare alle tappe, anche se il sesto posto finale in classifica non è
assolutamente da buttare, un Mondiale corso da protagonista anche se da terza
punta della Francia, e le classiche italiane, dall'Emilia al Lombardia,
affrontate per puntare al successo, potrebbe indirizzare il futuro di Pinot che ha dimostrato di avere le qualità per
primeggiare nelle corse di un giorno e che quindi potrebbe decidere di non
incentrare tutta la sua stagione sui GT.
Gli ultimi, spettacolari, 50 chilometri del Lombardia, hanno riproposto i dubbi sui finali di
gara e su dove posizionare le difficoltà principali. Al recente Mondiale
abbiamo visto chiaramente che anche in caso di percorso durissimo, se negli
ultimi km c'è un mostro come il Gramartboden, quasi sempre, la gara si svolge nell'attesa
di quel momento. Cosa che al Lombardia è successa nel triennio 2011/13 quando
lo strappo di Villa Vergano aveva bloccato la corsa. Cosa che non è avvenuta
quest'anno con l'assenza, negli ultimi km,
del San Fermo della Battaglia, che
ha dato al Muro di Sormano,
un'importanza decisamente maggiore.
In genere al Lombardia, vuoi per la collocazione in
calendario, vuoi per le poche energie rimaste nelle gambe dei corridori, spesso
e volentieri abbiamo assistito ad attacchi a lunga gittata e corse molto combattute come quest'ultima
edizione con Nibali e Pinot all'attacco già sul Sormano quando al traguardo
mancavano poco meno di 50 chilometri.